venerdì 7 marzo 2014

La Grande Bellezza


Ho un sacco di recensioni di libri da presentarvi e sto cercando di riordinare lei idee, ma prima di tutto vorrei commentare due film che ho visto pochi giorni fa. Uno al cinema: La Bella e La Bestia e ne parlerò presto, l'altro in televisione. La Grande Bellezza.
Ero molto curiosa di vedere questo film, insomma, un oscar è un oscar, poi c'è l'ambientazione della mia città Roma (anche se sono dieci anni che non ci abito più) e il titolo... La Grande Bellezza... può racchiudere di tutto.

Premetto che, purtroppo, ho perso i primi trenta minuti (quindi anche il famoso inizio con il cannone del Gianicolo). La prima scena che ho visto è questa passeggiata sul bordo del Tevere.

Premetto anche che quando io guardo un film in televisione in realtà non faccio solo quello, ma una gran quantità di cose: sono al pc, sistemo documenti, metto a letto i bambini etc.


Praticamente l'udito la fa da padrone. Però con questo film mi sono trovata disorientata, ho capito che doveva essere seguito per bene, ho interrotto ogni altra attività e mi sono seduta sul tavolo, con le gambe incrociate, e ho cominciato davvero a 'vedere'.

La prima cosa che mi è saltata all'occhio sono state le inquadrature e direi WOW! Espressioni, monumenti, prospettive assolutamente innovative e originali (riallacciandomi all'inizio (che poi ho recuperato) chi si immaginava la bocca del cannone?)


Roma viene vista da punti di osservazione diversi e originali, quasi a voler mostrare e non mostrare. La sua bellezze c'è, si vede come sfondo e nei particolari e questo basta.




Vi confesso che mi sono innamorata di questo film in una scena in particolare, quando Ramona (Sabrina Ferilli) viene portata al buio o quasi ai Musei Capitolini. Lì ho capito la genialata che c'era dietro: la bellezza non bellezza, in contrapposizione. I tesori del museo, seminascosti nel buio... il vestito della Ferilli, volgare e trasparente sotto. elegante e regale sopra.


E poi i dialoghi, pochi, studiati, dei quasi soliloqui che fanno riflettere. Il tutto condito con vuoti immensi come i silenzi e spazi abilmente riempiti.



Il protagonista è pienamente indovinato. napoletano di origini, parla che si capisce sì e no la metà, avrà fumato centinaia di sigarette dalla prima all'ultima scena. Lo trovo un ottimo osservatore della bella vita romana, la persona adatta per guardare come tanta gente per bene in realtà non è nulla e non sa fare nulla. E campa di ricchezza.


Il tutto contornato da altri personaggi, spesso addirittura grotteschi, che ben si sposano con la contrapposizione voluta nel film: bellezza di Roma e 'schifezza' della società.



La trama è inutile cercarla: non esiste. Sembrano una serie di frame, di finestre, sconnesse l'una con l'altra.  A volte i cambi di scena sono così radicali (come con il giocatore di pallone o la donna nell'immagine di sotto) che spiazzano, la mente è costretta a elaborare nuove immagini, nuove supposizione per poi allinearsi di nuovo nel mondo di Sorrentino.



Insomma, in conclusione. Di solito si dice: è un film per molti ma non per tutti. In questo caso non è valido neanche questo. Non è un film per molti, ma non è neanche un film per pochi.
È una questione di empatia, o si forma una coppia film-spettatore  o non si forma. E non è questione di essere 'acculturati' o meno, come ho letto in giro in questi giorni. È solo per soggettività.

Io che ho avuto un inizio incerto, tiepido e disorientato, mi sono trovata alla fine a gridare al genio. Mi sono trovata anche a pensare che è un film adatto a uno scrittore, che può trovare spunto in ogni suo particolare.

Anche in una suora di 104 anni che sembra star per spirare da un momento all'altro. È il personaggio finale, il più riuscito secondo me. Tutti pensano che sia una vecchietta sull'orlo del baratro, che viene strumentalizzata dai suoi seguaci. Ma nulla in lei è lasciato al caso... a cominciare dalla sua pantofola che risuona nel vuoto...


... per passare alla scena con i fenicotteri....


per finire alla Scala Santa di Roma che la suora sale con 'Grande fatica'. Emblematico l'occhio sofferente, il ginocchio tremante e il sorriso finale... che mi ha ridotto in lacrime.



Un plauso a Sorrentino, da parte mia.

E poteva mancare un libro? Non non poteva. Ispirata dai percorsi anomali di una Roma di solito nascosta (i palazzi normalmente chiusi al pubblico) ho acquistato questa guida, che consiglio a chi volesse intraprendere un viaggio insolito alla scoperta di Roma, come tema la 'La Grande bellezza'. (Nel libro ci sono anche i riferimenti per le visite)



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