giovedì 25 luglio 2013

A proposito di Booktrailer: Palindra di Elena Ticozzi Valerio e Stop Motion


Torna la rubrica che parla di Booktrailer, ultimamente ne sto scoprendo di interessanti, ve li presenterò piano piano.

Oggi vediamo insieme il Booktrailer di Palindra di Elena Ticozzi Valerio.
È un booktrailer realizzato con una tecnica che si chiama STOP MOTION e i risultati ottenuti sono molto accattivanti. Atmosfere cupe, musica accattivante.

Guardare per credere...


Ma cos'è la tecnica di Stop Motion? È nostro ospite un vero esperto del settore Daniele Fiori (che ha realizzato proprio il booktrailer di Palindra). A lui, dunque, la parola...



La “stop motion”, meglio conosciuta in Italia come “passo uno”, è una tecnica di ripresa video che consente, attraverso l’utilizzo di una particolare macchina da presa, di impressionare un solo fotogramma per volta, è normalmente utilizzata per la creazione di animazioni in senso generico.
La stop motion è una tecnica di “vecchia concezione” se consideriamo il fatto che fu utilizzata anche in molte sequenze del grande kolossal “King Kong” già nel 1933; 



È una tecnica di indiscussa difficoltà dato che la realizzazione di filmati attraverso questa particolare arte richiede un estremo lavoro “certosino” di grande pazienza e tempi di realizzazione di notevole entità, si consideri infatti che all’interno di un singolo secondo si trovano da un minimo di 24 ad un massimo di 29 fotogrammi e che quindi un solo minuto di animazione richiede la realizzazione di minimo 1440 fotogrammi contenenti ognuno impercettibili movimenti.
Esistono molte e differenti modalità di utilizzare il passo uno, cioè è possibile creare l’illusione del movimento attraverso diverse tipologie di animazione.
Molto spesso troviamo dei veri e propri cartoni animati bidimensionali realizzati sovrapponendo e/o muovendo fogli in speciale carta lucida trasparente opportunamente disegnati, ma anche attraverso oggetti o personaggi “ritagliati” (stile collage) e successivamente animati.
Dove però il passo uno da il meglio di se è nell’animazione tridimensionale, cioè nella creazione di corto e lungometraggi dove all’interno personaggi ed oggetti tridimensionali vengono pazientemente mossi e filmati fotogramma per fotogramma.
Il lungometraggio probabilmente più conosciuto al grande pubblico è “The Nightmare before Christmas” prodotto da regista Tim Barton, dove i “pupazzi” protagonisti si muovono, parlano, cambiano espressione e si comportano come veri e propri attori in carne ed ossa.


Ma la tecnica passo uno non è stata utilizzata solo ed esclusivamente per la realizzazione di cartoni animati in senso stretto, come infatti sopra citato in passato è stata largamente impiegata per realizzare apposite sequenze da aggiungere poi a parti “reali” (con attori veri) per creare illusioni incredibili per i tempi, come per l’appunto dimostrano vecchi film come King Kong (1933), Il Settimo Viaggio di Sinbad (1958) e molti altri ancora.
Oggi la stop motion è ancora largamente usata anche se l’avvento della Graphic Computer risolve attualmente molte problematiche relative a molte sequenze in maniera relativamente più semplice e con un risultato migliore sul piano della fluidità di movimento e sui tempi di realizzazione.
Lo stesso Tim Barton, infatti, per la realizzazione del successivo “La Sposa Cadavere” ha dovuto ricorrere alla grafica 3D mista al passo uno per abbreviare gli eccessivi tempi di produzione.


Stessa cosa dicasi per la Aardman Animations, pluri premiata azienda britannica, che ha tra i suoi personaggi di spicco “Wallace & Gromit”, un inventore strampalato ed il suo cane animati attraverso la tecnica Claymotion (pupazzi di plastilina animati), che ugualmente si è vista costretta a ricorre all’ausilio della graphic computer per eccessiva difficoltà nella realizzazione in stop motion di alcun scene del suo lungometraggio “La Maledizione del Coniglio Mannaro”, vincitore nel 2006 dell’Oscar come miglior film in animazione.



Nonostante l’avvento della grafica computerizzata la tecnica del passo uno resiste ancora e si è posizionata come “arte” utilizzata soprattutto in lavori particolari e di breve durata…anzi, alcuni lungometraggi in graphic computer sono stati realizzati ricreando quei movimenti “scattosi”, quella particolare “imperfezione” caratteristica dell’animazione in stop motion, forse per ricreare quel sapore “vintage” dei cartoni animati “di una volta”.

Ringraziamo, dunque, Daniele Fiori per il suo intervento. Adesso ne sappiamo sicuramente di più.

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